squalo elefante a Riva Trigoso: no- era un capopiatto!

(Aggiornamento: si trattava, alla fine, proprio di un capopiatto.)

Gaspare Schillaci ci segnala la cattura a Riva Trigoso di uno squalo elefante. L’Ansa fornisce i dettagli (mentre noi abbiamo allertato i nostri contatti in zona per verificare la specie visto che potrebbe trattarsi di un pesce vacca o capopiatto– non si sa mai…): “Uno squalo elefante lungo quattro metri e pesante 5 quintali e’ finito in una rete a strascico al largo di Riva Trigoso. Con grande fatica il comandante del pescherecchio Chimera di Sestrisqualo elefante, foto Corbis Levante ed il suo equipaggio hanno issato a bordo la rete, nella quale era rimasto intrappolato il grosso pesce. Nel porto lo squalo elefante, non pericoloso per l’uomo in quanto privo di dentatura (si nutre di plancton), e’ stato venduto all’ingrosso e da domani sara’ sui mercati liguri.

A parte il dispiaciere di vedere un altro squalo a rischio di estinzione morire (pur se accidentalmente) oltretutto ben prima di essersi potuto riprodurre… sono indignata per quel “venduto all’ingrosso“.

A parte che mi pare una follia vendere specie a rischio di estinzione (cosa che comunque accade regolarmente nei supermercati, per esempio con spinaroli e smerigli)… ma il cetorino è una specie protetta, uno dei pochissimi squali ad avere una qualche forma di protezione!!!

L’Italia, infatti, ha ratificato la Convenzione di Berna e quindi per lo squalo elefante (come per il bianco e la mobula) è prevista la protezione e il divieto di cattura, detenzione, commercio e molestia. Purtroppo, però, a questa ratifica non è seguita una legge nazionale che stabilisca la punizione in caso di violazione ai divieti.

Insomma – la protezione è tutta sulla carta, mentre nei fatti non facciamo nulla per salvaguardare questi animali a rischio di estinzione.

Intendiamoci – non stiamo facendo una polemica con il pescatore, che non è andato a caccia di una specie protetta ma si è trovato accidentalmente il cetorino nella sua rete. L’accusa è diretta ai nostri governanti che amano inaugurazioni, ratifiche e dichiarazioni ma non si adoperano per far sì che i nostri animali siano effettivamente protetti. Un buon passo in questa direzione sarebbe l’approvazione definitiva del Piano d’Azione nazionale per la tutela dei pesci cartilaginei e l’impegno del prossimo ministro della pesca in sede europea quando ci sarà da discutere il Piano d’Azione dell’UE.

Simona Clò ci informa che, in ogni caso, “visto il suo peso prima di venderlo bisognerebbe fare il controllo dei metalli pesanti, obbligatorio per gli animali di grossa taglia; inoltre, essendo inserito nella CITES (la convenzione che regola il commercio delle specie a rischio di estinzione) avrebbero dovuto informare la Forestale e avere il loro nullaosta prima di commercializzarlo.

Un Commento

  1. Tiziano M.

    A volte l’ignoranza è la maggior fonte di profitto.

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