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La Donna del Caviglione

Quale data migliore dell’8 marzo per celebrare una donna? E che donna, aggiungo io. Una donna che ha la bellezza di 24 mila anni, e se li porta benissimo. Come se non bastasse, questa signora di 24 mila anni fino a pochissimo tempo fa era considerata un uomo.

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Vi parlo della Donna del Caviglione, fino a poco tempo fa nota come l’Uomo di Mentone.

Siamo ai Balzi Rossi, eccezionale sito preistorico al confine tra l’Italia e la Francia: a pochi km da Ventimiglia e da Mentone, quasi in riva al mare, nella falesia rocciosa si apre una serie di grotte chiamate in dialetto “Bausi” ossia “buchi”, da cui in italiano “Balzi”. Questo luogo ha assistito a numerose variazioni del livello del mare che 100.000 anni fa era 120 m più basso rispetto ad oggi. La zona dei Balzi Rossi è stata frequentata dall’uomo preistorico per un periodo di tempo che va dal Paleolitico inferiore (230.000 anni fa, Homo Heidelbergensis) al Paleolitico superiore (10.000 anni fa, Homo Sapiens): nelle grotte e al di fuori di esse si sono accumulati nel corso dei millenni ingenti depositi ricchi di resti faunistici e di manufatti litici, oltre a importanti sepolture, rinvenuti grazie a secoli di scavi archeologici.

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Le grotte dei Balzi Rossi

Tra le sepolture rinvenute ai Balzi Rossi, una delle più degne di nota è quella dell’Ex- Uomo di Mentone.

Da Uomo di Mentone a Donna del Caviglione

Correva l’anno 1872 quando l’équipe di scavo dell’archeologo Emile Rivière portò alla luce, nella grotta del Caviglione, uno scheletro il cui cranio era rivestito da una cuffia di conchiglie e denti di cervo. Il ritrovamento fece molto scalpore e lo scheletro, battezzato “Uomo di Mentone” fu portato a Parigi, all’Institut de Paleontologie Humaine. Qui è stato studiato recentemente da un’équipe internazionale guidata da Henry De Lumley che ha ribaltato totalmente ciò che si credeva di sapere: l’Uomo di Mentone in realtà è una donna.

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La ricostruzione del volto della Donna del Caviglione con la cuffia di conchiglie con la quale fu rinvenuta

Per la verità, come rivelerà lo stesso De Lumley in un documentario del 2021*, è stata sua moglie Marie-Antoinette a capire che l’Uomo di Mentone era in realtà una donna: e lo ha fatto osservandone il bacino. Il bacino, in effetti, è l’osso “diagnostico” per capire se uno scheletro è maschile o femminile (anche se non sempre è così facile determinarlo, soprattutto in presenza di individui giovani, cosa che però non è il nostro caso).  Il documentario in questione si intitola “Lady Sapiens“* ed è una lunga disamina delle ricerche antropologiche in ambito paleolitico per cercare di meglio comprendere il ruolo delle donne nelle società preistoriche: società per le quali siamo abituati a pensare *uomo cacciatore – donna raccoglitrice*, pensiero che forse va riformulato, o che comunque è ben più complesso, alla luce dei rinvenimenti archeologici.

Ma torniamo alla protagonista della nostra storia.

Vissuta in epoca gravettiana, una frazione del Paleolitico Superiore che si data a 24 mila anni fa, ella morì alla veneranda età di 37 anni. La donna, stando alla conformazione delle ossa, doveva aver avuto almeno un figlio nel corso della sua vita. Sempre l’ossatura riporta una ferita da difesa: un po’ poco per capire come morì ma certo, considerando l’epoca, a 37 anni era sicuramente “anziana”.

Un vero e proprio caso di Gender Archaeology

Con Gender Archaeology** si intende un modo di fare ricerca archeologica scevra da pregiudizi e stereotipi sul ruolo delle donne nell’antichità. Sotto la definizione di Gender Archaeology ricadono dunque tutti quegli studi che tendono a rileggere studi e ricerche fatte in passato e a riconoscere figure femminili laddove tradizionalmente si riteneva fossero maschili. Sarebbe riduttivo e soprattutto errato definirla una branca femminista dell’archeologia. Piuttosto è lo studio delle società del passato e delle relazioni sociali e familiari tra uomini e donne, con la prospettiva di non parlare soltanto di “uomini”, ma di “uomini e di donne” con pari valore e pari dignità. E poi ci sono le situazioni in cui sepolture, corredi, contesti, interpretati sulle prime come maschili, in seguito a studi successivi, anche casuali, magari, oppure aiutati da tecnologie scientifiche, vengono riconosciuti come femminili.

Il caso del fu Uomo di Mentone è eclatante, e non è l’unico. Anche dal punto di vista della comunicazione, intendendo con essa i docufilm, il tema dell’archeologia e della preistoria da un punto di vista “di genere” sta prendendo piede. Oltre al già citato “Lady Sapiens” ve ne sono sempre di più che affrontano da tutti i punti di vista archeologici e cronologici il tema del ruolo delle donne all’interno delle proprie società.

Concludendo, la nostra Donna del Caviglione è oggi al centro del nuovo allestimento del Museo dei Balzi Rossi.

Il riallestimento del museo dei Balzi Rossi

La nuova recuperata identità della Donna del Caviglione ha dato impulso al riallestimento complessivo del museo. Tra le novità, proprio la ricostruzione del volto della Donna del Caviglione, realizzata dall’équipe del prof. De Lumley.

Il riallestimento ha consentito di dedicare uno spazio del museo anche a un altro sorprendente rinvenimento: lo scheletro di un giovane elefante contemporaneo all’Uomo di Neanderthal e che fino ad oggi era visibile in un allestimento solo parziale all’interno del museo. La sala ora ospita una ricostruzione scenografica in scala reale dell’animale rinvenuto negli scavi, testimonianza di una specie estinta millenni fa. Il giovane esemplare fu cacciato dal gruppo di Uomini di Neanderthal che viveva qui: fu probabilmente spinto in una buca e così catturato, fu mangiato dalla popolazione dei Balzi Rossi.

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Il Museo dei Balzi Rossi in fase di riallestimento

Oltre al museo, ai Balzi Rossi sono visitabili alcune delle grotte frequentate dall’uomo preistorico: la Grotta di Florestano, la Grotta del Caviglione a Nord della ferrovia, la Barma Grande, il Riparo Bombrini. Non sono visitabili invece la Barma du Bausu da Ture (distrutta da lavori di cava) a Sud, né la Grotta del Principe a Nord.

* Lady Sapiens, regia di Thomas Cirotteau
**sul tema si legga la voce di Wikipedia Gender Archaeology con tutta la bibliografia che contiene. In Italia ultimamente (aggiornamento ottobre 2021) è Valigia Blu che sta trattando il tema, grazie ai post di Galatea Vaglio.

3 pensieri su “La Donna del Caviglione

  1. Stavo cercando notizie sulla Donna del Caviglione (Uomo) e ho trovato il tuo bel articolo.
    In realtà cercavo notizie sulla “pretesa che sappiamo tutto, anzi che è ovvio” che ci porta a fare danni continui… Pochi hanno il coraggio di dire che non sappiamo niente; piuttosto interpretiamo…
    Hai ragione la priorità dell’archeologia è imparare a comunicare. Ma io aggiungo onestamente e coraggiosamente.
    Grazie

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    1. Grazie a te Luca per il commento. La ricerca, in archeologia come in altre discipline, nasce dalla nostra capacità sia di porci nuove domande, sia di mettere in discussione vecchie convinzioni. Un mix di curiosità e analisi dei dati oggettivi che abbiamo a disposizione. Il caso della Donna del Caviglione è esemplare in tal senso.

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