Diplodus vulgaris

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Sarago fasciato
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
SuperclasseGnathostomata
ClasseActinopterygii
SottoclasseOsteichthyes
SuperordineAcanthopterygii
OrdinePerciformes
SottordinePercoidei
FamigliaSparidae
GenereDiplodus
SpecieD. vulgaris
Nomenclatura binomiale
Diplodus vulgaris
(Geoffroy Saint-Hilaire, 1817)
Sinonimi

Sargus vulgaris
Geoffroy Saint-Hilaire, 1817
Sargus salviani
Valenciennes, 1830

Nomi comuni

sarago, sarago sguaiato, sarago testa nera, sarago comune, sargo
common two-banded seabream (EN)
sar, sar à téte noire (FR)
gemeiner geißbrassen, zweibindenbrasse (DE)
avlias, kakarelos (EL)
sargu, xirghien (MT)
mojarra, sargo, sargo mojarra, sargo seifa (ES)

Il sarago fasciato[2] (Diplodus vulgaris (Geoffroy Saint-Hilaire, 1817)), conosciuto comunemente come sarago comune o sarago testa nera, è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia Sparidae.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e nell'Oceano Atlantico orientale tra il golfo di Guascogna e il Senegal, comprese Madeira e le isole Canarie[1][4]. Frequenta prevalentemente zone rocciose costiere, soprattutto nei pressi di fondali sabbiosi, da 0 a 160 metri di profondità, normalmente non oltre i 30[5]; al contrario di altri saraghi è raro in acque salmastre[4].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'aspetto generale di questo pesce è simile a quello degli altri saraghi (Diplodus), da cui si distingue principalmente per i caratteri della colorazione. Il corpo è brunastro o dorato sul dorso (variabile), argenteo sui fianchi e biancastro sul ventre. Sono presenti due larghe fasce nere verticali ben definite, una in prossimità dell'opercolo branchiale e una sul peduncolo caudale; la fascia posteriore può brevemente estendersi sul dorso. Un'altra banda nera, meno marcata, è presente in corrispondenza degli occhi. Sono presenti 15-16 sottili linee dorate longitudinali lungo i fianchi. Le pinne sono grigie tranne le pinne ventrali che sono scure[4][6][7]. La misura massima è di 45 centimetri di lunghezza ma mediamente ha una taglia non superiore a 22 cm. Il peso massimo è di 1,3 kg[5].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Specie gregaria, forma spesso branchi composti talvolta anche da molti esemplari. Spesso i banchi stazionano a mezz'acqua senza muoversi[7].

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione avviene in autunno, periodo in cui gli esemplari assumono una colorazione azzurrastra nella regione della testa. I giovani sono sempre ermafroditi, in seguito assumono il sesso maschile o femminile, che manterranno per il resto della vita[4].

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre di invertebrati bentonici come crostacei anfipodi, copepodi, granchi, gamberi, molluschi bivalvi, cefalopodi (Loligo vulgaris) e gasteropodi, vermi policheti, cnidari, echinodermi come ricci di mare e stelle marine[8].

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

È preda ambita sia dai pescatori sportivi che dai professionisti. Viene catturato prevalentemente con reti da posta e con palamiti. Abbocca anche alle lenze. Le carni sono ottime[6][9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Russell, B., Buxton, C.D., Pollard, D. & Carpenter, K.E. 2014, Diplodus vulgaris, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 25 settembre 2015.
  2. ^ Mipaaf - Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it. URL consultato il 26 marzo 2018.
  3. ^ (EN) Diplodus vulgaris, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 25 settembre 2015.
  4. ^ a b c d Enrico Tortonese, Osteichthyes, Bologna, Calderini, 1975.
  5. ^ a b (EN) Diplodus vulgaris, su FishBase. URL consultato il 25 settembre 2015.
  6. ^ a b Francesco Costa, Atlante dei pesci dei mari italiani, Milano, Mursia, ISBN 88-425-1003-3.
  7. ^ a b Patrick Louisy, Guida all'identificazione dei pesci marini d'Europa e del Mediterraneo, a cura di Trainito, Egidio, Milano, Il Castello, 2006, ISBN 88-8039-472-X.
  8. ^ D. vulgaris, alimentazione, su fishbase.org. URL consultato il 22 marzo 2014.
  9. ^ Bombace G., Lucchetti A., Elementi di biologia della pesca, Edagricole, 2011, ISBN 978-88-506-5370-6

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Patrick Louisy, Guida all'identificazione dei pesci marini d'Europa e del Mediterraneo, a cura di Trainito, Egidio, Milano, Il Castello, 2006, ISBN 88-8039-472-X.
  • Mojetta A., Ghisotti A, Flora e Fauna del Mediterraneo, Mondadori, 2003, ISBN 88-04-38574-X.

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