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Il secondo pesce al mondo per dimensioni

Lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presente nel Mediterraneo, è il secondo pesce più grande del mondo: può arrivare a misurare 9-10 metri ed è innocuo per l’uomo.

NOMI 
Il nome comune è squalo elefante (gli esemplari giovani presentano il muso molto allungato, simile a una proboscide) o cetorino dal nome scientifico che è Cetorhinus maximus. Altri nomi italiani sono selache, squalo rostrato e squalo pellegrino.
Cetorhinus deriva dai termini greci kétos, “mostro marino”, per le dimensioni gigantesche, e rhinòs, “naso”, per il muso allungato. Il nome specifico maximus è un chiaro riferimento alle dimensioni.
Nei dialetti italiani è noto anche come pesce elefante (Livorno), pesce pappagallo (Salerno), pesce lefante (Pescara), can, cagna (Venezia), cagnia (Trieste), canisca (Sardegna), pisci sceccu (=somaro, Messina), imbestinu (Trapani), Mmistinu (Palermo).
In Inghilterra lo chiamano basking shark per l’abitudine che ha di prendere il sole sul pelo dell’acqua.
Nomi comuni in altre lingue sono pélerin (Francia), peregrino (Spagna), riensenhai (Germania), skylòpsaro (Grecia), psina golema (Croazia), gabdoll (Malta), büyük camgöz (Turchia).

CLASSIFICAZIONE 
Appartiene alla famiglia Cetorinidi, unico genere e unica specie.

LUNGHEZZA
La lunghezza massima è di 9-10 m, quella media è di 3-5 m; tuttavia l’esemplare più grosso mai misurato era lungo 12,3 m.

PESO Il peso medio di uno squalo elefante di 9-10 m di lunghezza è tra 3.500 e 4.500 kg.

CARATTERISTICHE
Inconfondibile per la sua grande mole è di colore grigio, più scuro, fino al bruno-nerastro, sul dorso e con il ventre più chiaro; ha fessure branchiali enormi con lunghissime spine branchiali; lungo muso conico, con bocca enorme e mascelle munite di numerosi piccoli denti; la prima pinna dorsale è alta e triangolare, la seconda pinna dorsale è molto piccola ed arretrata.

HABITAT
Vive in mare aperto e nelle acque costiere, cui si avvicina spesso, frequentando anche baie e foci dei fiumi; compie lunghe migrazioni stagionali per la ricerca di plancton.

DISTRIBUZIONE
Si trova nelle acque temperate e fredde di tutto il mondo. Nel Mediterraneo è presente ovunque, tranne che nel settore sudorientale. Nei nostri mari è più frequente nell’Alto Tirreno (Isola d’Elba e Sardegna settentrionale) e nel medio-basso Adriatico, dove di recente sono state effettuate diverse osservazioni.

RIPRODUZIONE
La stagione degli amori degli squali elefanti è in primavera. I maschi si servono degli pterigopodi, una parte modificata della pinna pelvica, per introdurre sacchetti trasparenti pieni di sperma (le spermatofore) nel corpo della femmina (il maschio immette nel corpo della femmina circa 50 litri di sperma!). La fecondazione avviene quando la femmina rilascia 12 milioni di minuscole uova (6 milioni da ciascun ovario) e le spermatofore si aprono, inondando le uova di sperma. I primi embrioni che si sviluppano aderiscono alle pareti uterine e si nutrono delle uova restanti, che siano fecondate o meno: un fenomeno questo noto come cannibalismo intrauterino.
Gli embrioni che sopravvivono si sviluppano nel corpo materno per circa tre anni e mezzo, una “gestazione” più lunga di quella di qualsiasi altro pesce o mammifero. La femmina dà alla luce da uno a quattro piccoli già vivi e completamente formati.
Non si conoscono le dimensioni alla nascita, ma il più piccolo squalo elefante osservato misurava 165 cm. Oltre che per le dimensioni (di solito meno di 4,5 metri), i giovani si distinguono dagli adulti anche per il muso più lungo, che forma una sorta di proboscide leggermente ricurva.

ALIMENTAZIONE
Questo grande squalo si nutre di plancton, un insieme di alghe e animali minuscoli. E’ proprio questo tipo di cibo, reperibile in grande quantità e con poco sforzo, a rendere possibile una mole gigantesca, propria di altre specie planctofaghe, dallo squalo balena ai cetacei come balene e balenottere.
Gli squali elefante si nutrono nuotando appena al di sotto della superficie dell’acqua. Tengono la bocca spalancata, lasciando che l’acqua entri nella bocca attraverso le branchie e ne fuoriesca attraverso grosse e lunghe fessure branchiali. Può sembrare strano, ma all’interno delle cinque fessure branchiali vi sono oltre 1000 spine branchiali, appendici cornee filiformi lunghe ciascuna fino a 10 centimetri che formano un filtro molto efficiente, imprigionando le particelle di cibo. Procedendo a una velocità costante di due nodi l’ora, uno squalo elefante adulto può filtrare 9.000 litri d’acqua in un’ora!
Di tanto in tanto, la bocca si chiude, le spine branchiali si assottigliano e lo squalo inghiotte un boccone. In media, lo stomaco di uno di questi pesci può contenere mezza tonnellata tra uova, piccoli di pesci e larve di crostacei.
Per trovare sempre adeguate quantità di plancton compie lunghe migrazioni stagionali, spostandosi in acque più fredde durante la primavera e l’estate.

STILE DI VITA
Lo squalo elefante vive solitario o in gruppi anche numerosi e nuota lentamente nelle acque a largo o in quelle costiere con la bocca aperta, raccogliendo plancton. Si può notare perché il muso, le pinne dorsali e la coda sporgono in superficie.

MISTERI
Considerata la sua taglia, sembra impossibile che non si conosca ancora bene l’ecologia di questo gigante del Mediterraneo. Eppure ancora oggi questo squalo rappresenta un mistero da molti punti di vista. Nonostante le enormi dimensioni, che teoricamente lo renderebbero facile da seguire, nessuno sa con esattezza dove vada questo animale in inverno. Vi sono molte teorie a riguardo, alcune basate sull’esame di squali catturati o spiaggiati. Sembra che la mancanza di plancton in inverno sia la ragione principale che induce lo squalo elefante a dirigersi al largo, allontanandosi dalle coste; ma dove va, e di cosa si nutre? Un’ipotesi é che l’animale perda le spine branchiali in questa stagione e non si nutra fino a quando esse non sono ricresciute, quattro o cinque mesi dopo. Si pensa che durante questo periodo lo squalo viva sul fondo, in una sorta di “ibernazione”, rallentando tutte le attività e quindi i consumi energetici. Probabilmente sopravvive grazie anche alle riserve accumulate nel suo enorme fegato o, secondo altre ipotesi, passa a nutrirsi di animali che vivono sul fondo.

DOVE VEDERE GLI SQUALI ELEFANTE
Gli squali elefante si trovano nelle acque ricche di plancton, come quelle dell’Adriatico. Un’altra “classica” località per le osservazioni è costituita dalle acque dell’Isola d’Elba e quelle della Sardegna settentrionale.

RAPPORTI CON L’UOMO
Lo sfruttamento commerciale dello squalo elefante raggiunse il culmine all’inizio del secolo, quando era cacciato per la grande quantità di prodotti che, per la sua mole, poteva offrire. Primo fra tutti, il suo enorme fegato ricco di olio, che corrisponde al 25% del peso complessivo: basti pensare che il più grosso fegato mai registrato fornì 1.500 litri di olio. L’olio di fegato è una sostanza a bassa densità che consente allo squalo di galleggiare facilmente. La sostanza era utilizzata come lubrificante per le lampade a olio, nella concia delle pelli e nella fabbricazione di saponi, come sciroppo tonico, come base per pitture e come mangime per animali. Inoltre, negli anni Cinquanta era utilizzato per sintetizzare chimicamente la vitamina A; infatti, ne contiene una concentrazione 10 volte maggiore a quella dell’olio di fegato di merluzzo.
Gli altri prodotti ottenuti dallo squalo elefante erano le carni – che tuttavia sembra non fossero molto buone – e la pelle, che è molto dura e che alla fine risultò troppo difficile da conciare. In Cina, lo squalo elefante viene cacciato per le sue pinne, ingrediente fondamentale della famosa zuppa di pinne di pescecane.

CURIOSITÀ
Lo squalo elefante come già detto si nutre di microscopico plancton ed è innocuo per l’uomo ma talvolta può essere pericoloso se attaccato e per la sua mole in acqua c’è da stare comunque attenti: un danno che questo animale può provocare all’uomo sono le abrasioni dovute al contatto con la sua pelle, ruvida come la carta vetrata.

PROTEZIONE
Lo squalo elefante sembra essere attualmente la specie più a rischio tra tutti gli squali ed è stata iscritta nell’elenco delle specie a rischio della IUCN (International Union for Conservation of Nature). Inoltre è stata inserita nella lista delle specie da proteggere ai sensi della Convenzione di Barcellona.
Ancora oggi, tuttavia, diversi squali elefanti restano vittime di catture accidentali con attrezzi da pesca quali i palangari, le reti derivanti e quelle a strascico, e le tonnare. Un’altra causa di morte è dovuta alla collisione con le imbarcazioni a motore, che dovrebbero fare molta attenzione a non avvicinarsi troppo agli animali, per non ferirli.

Massimo D’Adamo

Squalo elefante

Cetorhinus maximus

Stato di conservazione: Vulnerabile

Peso: 3500-4500 kg

Lunghezza: 9-10 metri

Minacce: bycatch, traffico marittimo, inquinamento

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