Home ScienzeBiologia Marina L’aquila di mare a cura di Martina Di Vincenzo

L’aquila di mare a cura di Martina Di Vincenzo

da D. De Stefano
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L’aquila di mare (Myliobatis aquila) è un pesce cartilagineo della famiglia Myliobatidae, diffuso anche nel Mediterraneo e comune nell’Adriatico. La forma del disco è rombica col diametro orizzontale più largo di quello verticale. La testa, rialzata sul piano del dorso, sporge col muso, il quale ha il bordo anteriore semicircolare. Gli occhi sono in posizione laterale e sono seguiti dagli spiracoli. La coda, lunga più del doppio del disco, è a frustino e ha una spina nel suo lato dorsale. 

La pelle è liscia e ricoperta di muco scivoloso. Le aperture nasali sono in posizione ventrale e collegate alla bocca da due solchi laterali. Nelle mascelle esistono delle piastre dentarie formate da denti poligonali appiattiti e disposti in 7 serie. Le pinne cefalo-pettorali formano un disco largo quasi il doppio dell’altezza ed hanno gli apici appuntiti; i margini anteriori sono convessi e quelli posteriori sono concavi, tanto da fare assumere alle pinne un aspetto di ali falcate. Le pinne pelviche sono quadrangolari col margine posteriore rettilineo. Esiste una sola pinna dorsale che è arrotondata e inserita sulla coda, dietro agli apici delle ventrali e poco prima dell’aculeo, che è robusto e coi margini seghettati. Le pinne anale e caudale sono assenti. La colorazione è bruno cenere scuro, con riflessi verdastri o bronzo sporco. Il ventre è biancastro, col margine esterno delle pettorali e delle pelviche più scuro o bruno rossastro. La coda è nera. E’ una specie costiera e a volte oceanica delle acque tropicali e temperate, che vive da pochi metri a 300 m di profondità, nuotando spesso a mezz’acqua o in prossimità della superficie, preferibilmente su fondi sabbiosi delle baie e degli estuari. E’ ovovivipara e, dopo una gestazione da 6 a 8 mesi, partorisce, nel periodo autunno-invernale, da tre a sette embrioni per volta. Gli embrioni quando nascono hanno l’aspetto degli adulti. Si nutre di gasteropodi e lamellibranchi e anche grossi crostacei, granchi e paguri; spesso si aiuta con lo sbattimento delle pettorali per catturare le prede. Si pesca con reti a strascico o da posta e con palangresi di fondo. La sua carne è molle e viscosa e viene commercializzata e consumata fresca solo localmente. Può superare 1.5 m di larghezza e raggiungere 2.6 m di lunghezza. L’aculeo caudale è dotato di un liquido tossico contenuto in una apposita ghiandola velenifera. Nei mari italiani è ovunque, più comune in Adriatico che nel Tirreno. Nel Red Data Book dell’IUCN è classificata tra le specie Insufficientemente conosciute. 
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