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Pesci pericolosi: come riconoscere e prevenirne i rischi

 

del Dott. Dario Limone – Specialista in dermatologia 

La pesca, sebbene possa sembrare una delle attività più tranquille non è priva di pericoli. Esistono dei pesci, oggetto di catture occasionali od anche mirate, che possono riservare brutte sorprese.

E l’ euforia di quando finalmente si può dare libero sfogo alla nostra passione e la poca esperienza ci possono far abbassare la guardia dimenticando la dovuta prudenza .

Sebbene la fauna marina presente nei nostri mari, a differenza di quelli tropicali, non annoveri specie mortali è  opportuno conoscere i rischi e le problematiche che possono scaturire da incontri troppo ravvicinati, oltre  ai rimedi per un trattamento tempestivo.

Sapere cosa fare per lenire  il dolore e prevenire le possibili complicazioni è importante per non trasformare una giornata di divertimento in un pessimo ricordo .

Una tracina ha aggredito un esca trainata, destinata a pesci di ben altra taglia: il confronto con la scarpa rende bene l’idea delle dimensioni e della pericolosità
Pesci & uomini

Diverse specie, sono dotate di ghiandole in grado di produrre potenti tossine, ma nessuna, nel Mediterraneo è mortale per gli esseri umani, sebbene le reazioni , la sensibilità e la risposta nei confronti delle relative tossine siano del tutto individuali.

E solo molto raramente, e soprattutto in soggetti particolarmente predisposti, gli esiti e le conseguenze possono essere gravi. In genere i pesci più comuni,in grado di infliggere punture e inoculare veleno sono le tracine e gli scorfani mentre alcune razze sono in grado di procurare dolorose ferite.

Benchè, come dicevamo non siano offese” mortali” e le ferite (ad eccezione di quelle lacero-contuse procurate dalle razze) siano all’apparenza modeste e falsamente rassicuranti, non bisogna mai sottovalutarle ; il dolore in genere è violentissimo, a volte associato a gonfiore e a conseguenze importanti come abbassamento di pressione, febbre e vomito; in soggetti particolarmente predisposti sono possibili anche lievi perdite di coscienza ( lipotimia), difficoltà respiratorie e disturbi cardio-respiratori oltre che neurologici.

Brutto, ma buono … infatti lo scorfano è molto ricercato per la qualità della carne, è in grado di inoculare veleno tramite le spine che ha sugli opercoli e sulla testa
Cosa fare

Soprattutto è importante non perdere la calma e affrontare la situazione in modo razionale, cercando di tranquillizzare il malcapitato.

La ferita va lavata, anche con acqua di mare, ed è necessario eliminare eventuali frammenti di spine.

Nel caso sia colpito un arto, si può usare un laccio emostatico, posto a monte della ferita, per limitare la diffusione del veleno.

Lo spinarolo è un pesce che rientra tra le prede del bolentino di profondità e la spina del dorso può provocare lesiono molto importanti

Essendo quest’ultimo generalmente termolabile, ovvero perde efficacia se riscaldato, può essere utile,  immergere in acqua molto calda il punto colpito, circa 45°C, per 1-2 ore o addirittura usare la sabbia calda dell’arenile.

L’uso locale di ammoniaca, aiuta a sconfiggere il dolore in tempi relativamente brevi, ma è consigliabile fare uso di prodotti specifici per evitare gli effetti collaterali. 

Se i disturbi non si attenuano ed il disagio è forte è bene non esitare nel recarsi presso le strutture sanitarie più vicine per il trattamento sintomatico dei disturbi sistemici.

Quando le ferite sono lacerate, frutto di morsicature o del flagello di una razza a di uno spinarolo, oltre all’immediata pulizia si dovrà provvedere a valutare la loro estensione e  gravità , limitandone il sanguinamento comprimendo la ferita con tamponi e fasciature, ricorrendo anche all’applicazione di lacci emostatici; il ricorso ad un medico in questi casi è indispensabile.

 I pesci cattivi

Un’altra tracina, di taglia più piccola ma comunque pericolosa, vive nei basi fondali e spesso è responsabile degli attacchi ai bagnanti

 Le tracine sono i protagonisti più frequenti delle disavventure di bagnanti e pescatori. Ne esistono di 4 specie , la vipera, l’ereneus, la radiatus e la drago.

Tra tutte la vipera, anche se la più piccola, è quella capace di causare i dolori più violenti. La particolarità delle tracine è quella di usare il loro veleno come mezzo di offesa, infatti sferrano veri e propri attacchi quando si sentono minacciate e per questo i bagnanti ne sono vittime frequenti.

La gravità delle punture varia con le dimensioni dell’esemplare e quindi della quantità del suo veleno. Il dolore è immediatamente molto intenso e localizzato, tende ad irradiare dopo l0-15 minuti e raggiunge il massimo dopo 50 minuti, ma può durare da 16 a 24 ore.  

Conosciuto come Pesce Prete  l’Uranoscopus scaber , predatore simile alla tracina, può attaccare le nostre esche e armato di spine velenifere in prossimità degli opercoli, se afferrata imprudentemente può pungere con reazioni del tutto simili.

Anche se pregiatissimo in tavola e cattura di tutto rispetto, anche lo Scorfano, in quanto a veleno dice la sua. La sua indole è pacifica e non attacca anche se infastidito, ma maneggiandolo senza attenzione con una  scodata ce la può far pagare.

I Trigoni

L’aculeo posto sulla coda di questo animale è un’arma micidiale a cui fare molta attenzione

Sono pesci la cui cattura non è comunissima ma possono essere catturate sia pescando dalla spiaggia che in drifting.

La loro pericolosità è costituita da un aculeo posto sulla coda, molto accuminato e dal profilo seghettato capace di inoculare veleno. E’ uno strumento veramente micidiale che l’animale usa per difendersi e quando la si pesca bisogna fare veramente attenzione perché può arrivare molto lontano …

La ferita si presenta lacerata e contusa  a causa della seghettatura dell’aculeo, che si comporta come una sequenza di ardiglioni, e che può frammentarsi rimanendo infisso.

Oltre a ciò viene inoculato del veleno, una cardio tossina a base proteica, abbastanza potente, che genera edemi, debolezza , senso di angoscia, vomito diarrea e collassi.

Oltretutto la zona circostante alla ferita se non trattata rapidamente, si decolora e tende a necrotizzare. Anche qui il rimedio più semplice, oltre alla pulizia e alla disinfezione, è il calore, ma può essere prudente e necessario, nei casi più gravi, un trattamento medico.

Anche lo Spinarolo, preda di chi pratica il bolentino profondo, possiede un’arma micidiale. Un aculeo sulla pinna dorsale dotato di una ghiandola velenifera.

Lungi dall’essere mortale la tossina delle spine può tuttavia provocare l’insorgenza di reazioni allergiche e la lacerazione della spina può generare forte sanguinamento.

Il dolore è importante e in considerazione, che si pesca in alto mare distanti da terra la miglior cura è la prevenzione, perché un maneggio maldestro di questo pesce lascia ricordi indimenticabili.

Occhio ai denti

La murena nel suo habitat è timida e schiva e non attacca mai, ma quando è presa all’amo nel tentativo di liberarsi dibattendosi può assestare qualche bel morso

La murena se in difficoltà, può assestare qualche bel morso. La dentatura non perdona, perchè strappa e lacera.

La saliva della murena è blandamente tossica, ma il vero problema è quel che c’è tra i suoi denti: una proliferazione di batteri frutto dei residui organici dei suoi pasti, capaci di infettare le ferite.

I denti affilatissimi di questi pesciolini, dall’indole molto aggressiva, presenti nei fondali sabbiosi, sono in grado di assestare dei morsi molto dolorosi quando li si maneggia con disattenzione

Occhio ai denti micidiali di questo “all’apparenza” innocuo pesciolino !

Tra i dentuti sottovalutati per la loro capacità di offesa c’è il piccolo, ma feroce pesce pettine, capace di assestare dei morsi potenti con una sorta di incisivi taglientissimi e il mite nasello.

Nella slamatura si corre il rischio di cadere vittima di quella trappola mortale, che sono i suo fittissimi e piccolissimi denti, fatti per trattenere le prede.

Attenzione perché, se chiude la bocca, è difficile liberasi: un paio di guanti sono indispensabili.

Niente veleno o altri pericoli per questo pesce, ma la sua miriade di fittissimi denti, sottili e affilati, anche da morto lasciano ricordi non molto piacevoli
Agguati invisibili

Non sono pesci e sono invisibili, ma fanno un male cane. Sono gli invertebrati, che costituiscono il plancton.

Si incontrano in mare aperto, in acque pulite. E incontrarli durante un bagno ristoratore, durante una battuta, non è piacevole, perché in grado di provocare serie reazioni urticanti, simili a quelle delle meduse.

E l’unica difesa è quella di lavaggi con acqua dolce e l’applicazione sulle parti colpite di prodotti specifici.