Il carango mediterrano è un pesce tipico dell’Oceano Atlantico, vive su tutta la costa occidentale dal Rio de Janeiro sino a New York. Appartiene alla specie Caranx crysos. Presente soprattutto nelle coste della Sicilia, anche se comunque raro da avvistare, il carango mediterraneo ha compiuto il percorso inverso delle specie lessepsiane, infatti questo pesce dal Mediterraneo si è spostato in Mar Rosso attraverso il Canale di Suez.
E un pesce pelagico costiero dal corpo compresso lateralmente ed un occhio grande. La linea laterale è composta da delle grosse squame chiamate scudetti . Di colore argenteo sul dorso e dorato sul ventre, il carango mediterraneo raggiunge 60cm di lunghezza e pesa sino a 3Kg. 

Di solito misura circa 35 cm; la dimensione massima registrata nell’Atlantico Orientale è di 70 cm. Ha un corpo slanciato e quasi simmetrico orizzontalmente, compresso lateralmente. L’occhio è posizionato dietro la bocca, che è di piccole dimensioni e situata all’estremità della testa.

Il dorso e la parte superiore dei fianchi sono di colore verde-oliva o bluastro, la parte inferiore dei fianchi è di colore giallo o argentato e il ventre è bianco. Alcuni individui possono presentare striature verticali scure sul profilo del corpo o una colorazione generale tendente al grigio o al nero. Spesso è presente una macchia nera più o meno evidente sul margine posteriore dell’opercolo. Nei giovani esemplari di questo pesce, sono visibili riflessi causati dai rilievi dei muscoli sulla pelle sottile e liscia, che creano bande di luminosità variabile lungo i fianchi.

La linea laterale è ben visibile e segue un percorso sinuoso dal margine superiore dell’opercolo fino all’apice della pinna pettorale, per poi continuare in linea retta fino al peduncolo caudale. Inoltre, ci sono placche laterali evidenti nella parte terminale della linea laterale, specialmente sul peduncolo caudale, che è sottile e piuttosto allungato.

Il colore delle pinne può variare da giallo a grigio. La pinna caudale è omocerca e biforcuta, spesso di colore nero alle due estremità. Questa colorazione nera può estendersi all’intera pinna caudale in alcuni casi. Le pinne pettorali sono lunghe e a forma di falce. La pinna dorsale è composta da due parti nettamente separate. I primi raggi della parte posteriore di questa pinna sono più alti rispetto all’intera parte anteriore della dorsale; la dorsale posteriore e la pinna anale sono relativamente simmetriche.

Il carango mediterraneo può essere confuso con altri membri della famiglia Carangidae presenti nella stessa area di distribuzione. Alcune specie simili includono:

  • La leccia (Lichia amia): La configurazione delle pinne anale e dorsale può causare confusione, ma le pinne pettorali, lunghe e a forma di falce nel caso del C. crysos, sono corte e arrotondate nell’lichia.
  • Il carango dentato (Pseudocaranx dentex): La macchia sull’opercolo e la forma delle pinne pettorali sono simili tra le due specie, ma il capo e l’aspetto generale del carango mediterraneo tendono ad essere più arrotondati, e le labbra sono significativamente più sottili rispetto al P. dentex.
  • Le ricciole (Seriola dumerilii e S. rivoliana): Le loro pinne pettorali sono corte, e le pinne anale e dorsale sono asimmetriche.
  • Le leccie stella (Trachinotus ovatus): La forma generale e la colorazione della coda possono somigliare, ma le altre pinne sono diverse e i fianchi del palomine sono più luminosi.

Caranx caballus, una specie potenzialmente conspecifica, sostituisce il Caranx crysos nell’Atlantico Orientale.

Il carango mediterraneo si nutre di pesci, crostacei e altri invertebrati trovati nel plancton. Caccia indifferentemente di giorno e di notte, preferendo catturare prede di grosse dimensioni, come i pesci, durante la notte, e piccoli crostacei durante il giorno.

Il carango mediterraneo è una specie gonocorica (i sessi sono separati). L’età di maturità sessuale è di circa 2 anni e mezzo, con una lunghezza media compresa tra 20 e 30 cm. La stagione riproduttiva varia notevolmente in questa specie, in particolare in relazione alla temperatura dell’acqua e alla disponibilità di cibo.

Nel Golfo del Messico nell’Atlantico Occidentale, la riproduzione avviene da giugno ad agosto, con un secondo periodo più tardo in ottobre nel nord-ovest della Florida. Le uova e poi le larve derivano seguendo le correnti (in particolare il Gulf Stream nell’Atlantico) fino a raggiungere una lunghezza di 8-10 cm, quando i giovani possono avvicinarsi alla costa. La fecondità varia notevolmente in base alla dimensione delle femmine, da 41.000 uova per una giovane femmina di 24 cm a 1.546.000 uova per una femmina più anziana di 38 cm.

In Brasile, si è notato che la riproduzione avviene durante tutto l’anno, con un picco in giugno e luglio.

Nel Golfo di Gabès in Tunisia, la riproduzione ha inizio alla fine della primavera, e si osserva un picco durante i mesi estivi, in particolare a luglio e agosto.

Pubblicazioni scientifiche riportano che i giovani caranghi mediterranei formano associazioni con grandi pesci o mammiferi marini, come lo squalo balenottera o il delfino becco lungo, che forniscono loro protezione e cibo.

I giovani sono stati osservati anche in associazione con le meduse “uova al tegame”, sotto cui si rifugiano per sfuggire ai potenziali predatori.

L’età massima osservata è di 11 anni; uno studio stima un’età massima teorica di 15 anni.

Il carango mediterraneo può portare la ciguatera.

STATO DI CONSERVAZIONE E REGOLAMENTAZIONI

Lo stato di conservazione del carango mediterraneo sulla Lista Rossa dell’UICN, datato al 2009 e non aggiornato da allora, è LC (Least Concern, “a rischio minimo”): la specie quindi non è considerata attualmente minacciata, soprattutto a causa della sua abbondanza locale (ad esempio, nella Carolina del Sud e in Sicilia).

Tuttavia, si raccomanda comunque l’attuazione di misure di protezione per prevenire futuri declini delle popolazioni, poiché questo pesce viene sfruttato in modo significativo come fonte di cibo, nell’acquariofilia e come esca. Poiché la fecondità delle femmine aumenta notevolmente con la dimensione, è naturalmente consigliato ai pescatori ricreativi di rilasciare i pesci più grandi.

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Autore

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Marcello Guadagnino, biologo marino ed esperto di pesca professionale. Autore del Giornale dei Marinai

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