Barbados e la storia del pesce volante che voleva finire in padella

Spiagge lunghissime e bianche, mare trasparente, sole e abbronzatura. Due coste, una diversa dall’altra. Barbados, l’isola più orientale dei caraibi è questo. E potrete anche assaggiare una vera curiosità della cucina locale: il pesce volante.

Testo di Marco Santini foto di Marco Santini e Lucio Rossi

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La “piccola Inghilterra dei Caraibi” è la più orientale delle Indie Occidentali, quasi scagliata lontano dal continente americano, baluardo del nuovo mondo o avamposto del vecchio continente, è il vero confine dell’oceano atlantico: a est il blu infinito e solitario, a ovest il Caribe.

Le corse dei cavalli a Garrison Savannah, Barbados © Lucio Rossi

Testimoniano il retaggio inglese la nazionale di cricket, le corse dei cavalli, le vecchie chiese anglicane sparpagliate fra piantagioni ordinate e giardini curati fino all’esasperazione. Per non parlare dei nomi. Scotland District per citarne uno. A perdere le distanze con il Regno Unito ci pensano i locali che oltre al colore della pelle esibiscono una propensione per la musica calypso, la spiccata capacità di ballare, la preferenza del rum alla birra e un’evidente gioia di vivere tipicamente caraibica. Logicamente la natura aiuta non poco: piove spesso, ma fra uno scroscio e l’altro brilla un sole dichiaratamente tropicale e la cronica scarsezza di nebbia e cielo bigio poco si addice ai caratteri più tristi. La vegetazione dell’isola combatte rigogliosa e vitale contro l’ordine scientifico delle piantagioni con esplosioni di fiori e colori e profumi e foglie dalle forme e misure inusitate. A dispetto di un’antropizzazione capillare l’isola è verde, decisamente tropicale. Strade comunque ce ne sono tante, così affitto uno scooter in condizioni pietose accompagnato da un casco altrettanto pietoso (portate il vostro se decidete per la moto) e mi lancio alla scoperta di Barbados.

Lasciata la capitale Bridgetown, una vivace cittadina con i suoi edifici in pietra coloniali, i ponti, il traffico e i fast food, imbocco la strada costiera che percorre la costa occidentale, quella caraibica per intenderci. Il primo impatto lascia qualche incertezza: strade, incroci, semafori, entrate d’alberghi, giardini di ville private, insegne di ristoranti. Ci metto un po’ a capire che per tuffarsi nel caribe è meglio prendere alloggio in una delle tante proprietà che si affacciano sulla costa. E allora la musica cambia. Il traffico è lontano, filtrato dalla vegetazione, attutito dalla distanza. La spiaggia è quella che ci si aspetta da un paradiso tropicale come Dio comanda: con la sabbia fine, il mare trasparente appena mosso dalle ondine gentili che hanno lasciato la loro forza sul reef. Ci sono perfino le dovute palme che s’inchinano alla luce brillante e cristallina del tropico e ti fanno ombra e ti porgono i cocchi che qualcuno (in cambio del tuo stipendio di un mese) si arrampica a raccogliere, pulire, tagliare.

Tramonto a Almond Beach, Barbados © Lucio Rossi

E i tramonti, logicamente, sono quelli dei film: con le nuvole cariche di sogni che portano la notte sulle spalle e scivolano sul mare. E potrebbe finire qui il viaggio a Barbados, ma bisogna ostinarsi e continuare a risalire l’isola, in sella allo scooter sempre più a pezzi, finché si arriva a Nord Point. Fortunatamente, il punto più settentrionale di Barbados è segnato sulla carta turistica col simbolino della Kodak, così anch’io mi ricordo di portare la macchina fotografica. Siamo in piena era digitale, ma per qualche arcano motivo, qui si trovano le Kodak usa e getta, quelle col ribaltino davanti all’obiettivo e anche alcune di quelle che quando scatti esce il verme a molla. Qui l’Oceano Atlantico incontra il Caribe. Le sue onde venute da lontano e stanche di viaggiare si gettano contro quelle più piccole ma numerose dell’altro mare, quello che gioca in casa: sono spruzzi e tonfi, getti di schiuma e correnti ribollenti. Forza pura che taglia, consuma, erode una costa selvaggia, fatta di rocce nere, di lava modellata dal mare. Di nuovo in moto scendo più a sud, lungo la costa atlantica. Forse è il tratto più spettacolare: con lunghe spiagge battute dalle onde, ideale per il surf, penso. Non devo essere il primo ad averlo capito visto che vengono da tutto il mondo per volare su queste onde, soprattutto al largo di Bathsheba dove’è “the Soup Bowl”, un festival di cavalloni fra i più rinomati.

Surf a Soupbowl beach, Bathsheba, East Coast, Barbados © Lucio Rossi

A vedere questi fenomeni in equilibrio sulle tavole mi viene voglia di proseguire, “che poi questa moto non è così male, è anche più sicura e va più o meno dove voglio io”. Supero il viale alberato del Codrington College, le pietre cotte dal sole, rose dalla salsedine dell’East Point Lighthouse, il vecchio faro che fa la guardia a tutta al costa orientale, poi, finalmente, arrivo a Bottom Bay, la spiaggia più spettacolare di Barbados.  Scogliera alta, a picco, che raccoglie una falce di sabbia bianca, vento a graffi che scherza con le palme, mare turchese, onde vigorose che muovono l’orizzonte solcato da nubi veloci e qualche breve arcobaleno. Forse non scendo nemmeno in spiaggia, cheintantopiùbellodicosìnonsipuò … Bisogna stare attenti ad andare a Bottom Bay: perché il mare è insidioso e dovrebbe nuotare solo chi è avvezzo alle correnti. Poi c’è il pericolo di rimanere incantati e di tornare qui i giorni successivi. A scapito del resto dell’isola: ingiusto.

Bathsheba, Barbados © Lucio Rossi

Poco più a sud, infatti, in direzione di Oistins, c’è un’altra spiaggia davvero bella: Crane Beach, famosa per la sabbia rosa. Ideale per lunghe passeggiate, un po’ meno per nuotare perché anche qui il surf è deciso e le correnti non scherzano.

Palmetto Bay , Barbados © Lucio Rossi

Prima di tornare a Bridgetown e chiudere il periplo dell’isola mi fermo a Oistins. O meglio mi fermo al mercato del pesce di Oistins e finalmente assaggio il pesce volante (Exocoetus Volitans): vanto e pilastro della cucina barbadiana. Sulle prime mi limito a guardare. Questo mercato del pesce è singolare. Una quarantina di banchi, tutti uguali, tutti sotto la stesso tetto. Ognuno con lo stesso pesce, ordinato nello stesso modo. Neanche a dirlo, stesso prezzo. Aleggia un sospetto di realismo socialista, qualcosa che ricorda i negozi sovietici degli anni ’70, ’80. Per fortuna basta avvicinarsi un po’, lasciare che il volto tradisca uno straccio di curiosità e l’animo del caribe salta fuori subito. Almeno una mezza dozzina di giovanotti e vecchie signore si offrono di mostrarmi tutti i segreti del pesce volante che, grazie a due alucce da moscone, riesce a levarsi dall’acqua e percorrere a gran velocità la distanza che lo separa dalle reti dei pescatori. Da lì alla padella il passo è breve. “La  morte del pesce volante è il fritto”, l’occasione giusta per gustarlo è il venerdì sera, quando Oistins si anima di musica e pentole d’olio, fumo di fritto e sigari cubani. Da non perdere! Palato soddisfatto e stomaco pesante, torno allo scooter che ormai sta tirando gli ultimi e in qualche modo torno a Bridgetown. Ci vuole la vista dell’Union Jack che sventola sul deck di un’elegante barca a vela per ricordarmi che per qualcuno questa perla di caribe è un “pezzo” d’Inghilterra.

Testo di Marco Santini foto di Marco Santini e Lucio Rossi |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

INFOUTILI

Informazioni: Barbados non ha uffici di rappresentanza in Italia, quindi per informazioni bisogna rivolgersi al sito ufficiale www.visitbarbados.org

Quando andare – Clima: Il periodo va da febbraio a maggio che però si tratta della stagione di maggior afflusso turistico, quindi i prezzi sono più alti e i luoghi più affollati.

Fuso orario: -5 ore rispetto all’Italia, -6 ore quando in Italia vige l’ora legale

Documenti: Passaporto senza visto per una permanenza che non superi i 90 giorni, con presentazione del biglietto aereo valido per il ritorno.

Vaccini: nessuno e le strutture sanitarie sono di buon livello.

Lingua: Inglese

Religione: Protestante

Valuta: Dollaro di Barbados (BBD)

Elettricità: 110V, 50Hz

Prefisso telefonico: 001 246

Abbigliamento: adeguato a un clima tropicale, senza scordare che Barbados è un’isola british, e di conseguenza, in alberghi e ristoranti di un certo stile, anche l’abbigliamento deve essere appropriato: pantaloni lunghi e camicia per l’uomo, mentre la donna dovrebbe evitare shorts o abiti molto corti.